LA NATURA MORTA

 LA NATURA MORTA

La rappresentazione del cibo nell'arte prende grande diffusione nel ‘600 ma non è una novità nel mondo della pittura..

Troviamo già rappresentazioni di cibo nell'arte romana con quelli che vengono chiamati gli asàrotos  ovvero “casa non spazzata”.  

Per comprendere queste opere è necessario conoscere le credenze degli antichi romani, i quali mangiavano nell'atrio dove erano seppelliti gli antenati, per questo motivo il pavimento era considerato un luogo sacro e tutto ciò che cadeva a terra doveva essere considerato altrettanto sacro.  Il cibo caduto a terra non veniva raccolto e mangiato ma lasciato lì per essere poi bruciato e offerto ai defunti.


In tutte le epoche troviamo rappresentazioni di cibo di fiori di oggetti, con un loro significato simbolico,  ma non sono i soggetti principali del quadro, ma solo dei riferimenti secondari.


É  nel ‘600,  grazie a Caravaggio, che questo soggetto pittorico acquista una sua autonomia e una sua dignità pari agli altri generi pittorici.

La canestra di frutta, con il suo realismo che sfiora la perfezione, non è solo un esercizio accademico ma  racchiude  un importante significato simbolico relativo alla caducità della vita,  sei la si legge da sinistra verso destra.  Leggendo invece da destra verso sinistra si potrebbe individuare una lettura cristiana relativa alla resurrezione, cioè le foglie apparentemente morte possono ritornare alla vita.


Questo genere pittorico avrà particolare fortuna nelle Fiandre. Il motivo della grande diffusione di questo genere pittorico può essere individuato nelle condizioni sociali che si erano generate, infatti vi era una numerosa classe borghese ricca che amava l'arte e voleva nelle proprie case opere di pregio.  La riforma protestante aveva ostacolato la diffusione delle immagini sacre, ecco perché questo nuovo genere pittorico, che ha un aspetto decorativo e un aspetto simbolico risponde alle esigenze di questa classe sociale.


Ciò che caratterizza queste opere è l'interesse scientifico per la rappresentazione analitica della natura e la creazione di raffigurazioni dai significati simbolici e allegorici.


Ciò che più spesso ricorre è il richiamo alla vanitas,  cioè alla fugacità della vita e delle gioie terrene.  Con questo significato devono essere letti oggetti come la clessidra, il teschio, l'orologio,  una candela spenta,  una lucerna senza olio,  i fiori spezzati, le bolle di sapone, le collane di perle, gli strumenti musicali, rappresentati polverosi o inutilizzabili ad indicare un suono che ormai non c'è più.

Claesz è uno dei maggiori esponenti




In queste opere, spesso  vediamo rappresentate delle tavole imbandite,  anche in questo caso è possibile farne una lettura simbolica.

Il pane e il vino hanno un chiaro riferimento ai simboli eucaristici,  ma se osserviamo più attentamente ci accorgeremo perché in queste opere o giardino via anche la birra. La presenza di questa seconda bevanda è stata interpretata come un riferimento alla religione protestante, infatti la birra è una bevanda tipica delle zone del nord Europa.  Facendo convivere il vino la birra l'artista voleva indicare il credo religioso del committente.

Il panebianco insieme alla carne, al tacchino, ai salumi erano simbolo di opulenza in contrapposizione al pane nero  e agli ortaggi   consumati dalle classi più povere.  Anche il limone e i crostacei erano considerati simboli di benessere in quanto prodotti che non erano del luogo ma importati.  Ma accanto a  questo benessere, molto spesso troviamo dei simboli che ricordano quanto tutto ciò sia fugace. 

I crostacei possono essere letti anche come simbolo della Risurrezione, infatti sono animali che cambiano il loro guscio ma  non il loro interno,  come metafora dell'anima e del corpo.  Anche la tovaglia scomposta può essere letta in chiave cristiana in quanto ricorda il sudario di Cristo


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